Onestà mentale e capitalizzazione dell'errore
Non
finirò mai di stupirmene.
Ci
sono persone in grado d’insistere per un’intera vita a compiere gli
stessi errori. Perseverano sempre con le stesse modalità, senza mai mettersi in discussione, causando infiniti problemi a se stessi e agli altri .
Nemmeno
davanti alle conseguenze provate del loro comportamento si spostano di un
millimetro, rivalutando il proprio operato.
Negare,
negare, negare sempre: negare l’errore, sottrarsi alla responsabilità di averlo
commesso, cercare un colpevole cui ascriverla e per le conseguenze c’è sempre
pronta la sfiga a giustificare tutto.
Assurdo.
Assurdo
perché nella maggior parte dei casi sarebbe sufficiente un esame anche sommario
dei fatti per individuare lo sbaglio commesso, stabilirne le conseguenze e
risolvere tutto. O quantomeno attenuarne gli effetti negativi, facendo tesoro
dell’esperienza. Ottima lezione per il futuro, garanzia certa di non ricascarci.
Capitalizzare
l’errore lo rende utile, negarlo lo trasforma in una tragedia.
Nessuna
persona intelligente si accanirà mai sui chi sbaglia: succede a tutti. E chi si
autopromuove a giudice permettendosi di emettere sentenze arbitrarie farebbe
meglio a evaporare. Non va nemmeno preso in considerazione.
Sono
la superbia e l’ostinazione ad essere intollerabili. E’ l’arroganza ad allontanare
gli altri. La prepotenza a creare il deserto attorno a chi la esercita.
Interrogare
la propria coscienza sarebbe un utile esercizio. Doveroso, aggiungerei.
Utile
a mantenere sempre limpidi i nostri intenti, integerrime le nostre azioni, oneste
le nostre motivazioni. Un’ottima base per potersi guardare allo specchio al
mattino senza provare un moto di disgusto e per poter guardare dritto negli
occhi anche il prossimo.
Lavarsi
la coscienza è pratica disdicevole e foriera di guai. Guai grossi.
Anche
perché quando si comincia a raccontare bugie a se stessi la fine non cambia mai:
una marea di balle raccontate agli altri, con la creazione di rapporti fondati
sul nulla, destinati ad afflosciarsi come un castello di carte alla prima
folata di vento.
I
sotterfugi, le mezze verità, le omissioni dolose e le bugie conclamate sono
materiale corrosivo: non c’è rapporto affettivo in grado di sopportarlo. E non
c’è circostanza tale da giustificare l’utilizzo di mezzi tanto squallidi.
La
manipolazione, poi, non può funzionare per sempre: ad un certo punto chiunque apre
gli occhi. Nessuno sopporta la strumentalizzazione dei propri sentimenti; è
una violazione troppo profonda.
Se
vogliamo costruire (o ricostruire) rapporti veri, dobbiamo essere onesti. Innanzi
tutto con noi stessi e poi con gli altri. Diversamente, inutile lamentarsi
della propria solitudine: l'affetto altrui va meritato, non preteso.
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