Mamme oltre la frutta
Ultima
settimana di scuola. A Casa per Caso la tensione sale alle stelle: la Miss
quest’anno ha la maturità. Non sarà un passaggio indolore. Al contrario dei
fratelli, fieri e orgogliosi della loro indipendenza – soprattutto emotiva –
dalla mammina, lei in questo periodo è tutta mimmi, mimmi, mimmi…
Esige
attenzione e soprattutto dedizione: salvo
maltrattarmi quando le gira storta, oppure quando punto i piedi di
fronte all’ennesimo comportamento ossessivo.
Quanta
pazienza ci vuole…
Donne!
Commenterebbe
suo fratello maggiore.
Maschi!
Commento
io, quando mi arriva il Whastapp di un’amica, stremata dalla fila di
insufficienze infilate dal figlio a fine anno. Possibile che siano tutti
uguali? Che si arrendano all’evidenza solo DOPO essere finiti naso contro il
muro?
Se
li fai camminare con le loro gambe sei una madre abbandonica, se li segui
troppo un genitore assillante, incapace di abituarli all’autonomia. Se non li
sproni si adagiano, trasformandosi in amebe videodipendenti, quando li esorti a
fare del proprio meglio (in relazione alle possibilità di ognuno, sia chiaro!) li
schiacci con le tue aspettative.
Poverini.
Come
possono sopravvivere a una vita tanto difficile, i nostri piccini? Chi li
salverà da una scuola spietata, da genitori pessimi e da questo mondo crudele?
Dai
prof che ce l’hanno con loro alla sfiga che li perseguita, noi mamme ne sentiamo
de ogni, in questi pochi giorni che ci separano dalla pubblicazione dei
risultati.
Si
stanno parando il fondoschiena, sicuri che qualche deficit arriverà. Casomai noi cattivone pensassimo che è colpa
loro, che studiano a singhiozzo, aprono i libri solo se costretti, sopravvivono
correndo appresso all’ultima insufficienza di matematica da recuperare,
dimenticandosi intanto di mantenere difese le roccaforti delle materie meno
ostiche.
A febbraio leoni, a giugno pecoroni, i nostri amati rampolli.
E
in tutto questo, i padri latitanti chiedono notizie. Quelli sempre superimpegnati col lavoro, quelli che lasciano fare a noi (sei tanto brava...), quelli che non voglio sapere niente, sennò lo ammazzo! Avete presente, no? Quelli lì. Quelli lì adesso accendono i fari dalla torretta e li puntano sul galeotto di turno. E si arrabbiano, esortandoci a
prendere misure draconiane, con ricadute inimmaginabili sulla serenità del
nucleo familiare.
E
noi mamme, dopo innumerevoli colloqui con i prof (ai quali siamo andate sempre
sole) ci troviamo divise tra la necessità di intervenire e l’incertezza sul
come farlo. Tentate dalla frusta (e pungolate in tal senso dai padri stufi di ammazzarsi di lavoro per pagare tonnellate di libri a figli troppo spesso lavativi), sappiamo che in medio stat virtus:
bastone e carota vanno alternati. Obbligatoriamente. Pena l’inesorabile regressione dai pochi
risultati certi finora acquisiti.
Capi
di Stato, dobbiamo fingere di essere. Attivare l’Unità di Crisi, usare in
abbondanza l’Ufficio Diplomatico, sfruttare l’Intelligence e tener pronti – sai
mai…? - anche tribunali e celle di sicurezza. Ci sono casi nei quali il 41 bis è d'obbligo.
Noi,
qui, in caso di cadute in vista del traguardo, abbiamo già predisposto i
servizi sociali.
Dopo
la pena detentiva del primo anno, scontata a far giardinaggio sotto il sole
cocente, passeremo a una meno pesante attività indoor. C’è la Stamberga da
imbiancare: rullo e pennellessa attendono!
Commenti
Posta un commento