Capitale fruttifero
Cari
tutti, eccomi qui. Di corsa, tanto per cambiare: la discarica mi attende.
Che
vita di qualità, la mia!
Comunque
sia, vi volevo relazionare sulle mie piccole vittorie: quei microscopici passi
avanti che ti fanno guardare al futuro con occhi diversi, più fiduciosi.
Il
gaglioffo ieri è tornato da scuola con un diavolo per capello: ce l’aveva con l’approccio
dirigista di certi educatori. Era proprio nero, il ragazzo: tanto irritato da
lanciarsi in una disamina dei vari metodi educativi nei quali si è imbattuto.
Tanto
per cambiare, mio figlio mi ha stupito: e chi se l’aspettava una lucidità di
giudizio tanto affinata?
Sui
genitori molto severi, addirittura rigidi, capaci di ottenere dalla prole i risultati
voluti, per esempio. Un successo, detto per inciso, che la sottoscritta certo non
può vantarsi di avere sempre raggiunto.
Ecco
l’opinione del nostro: “Mamma, tu sei un genitore democratico… il giusto.
Ascolti i figli, li lasci decidere da soli per se stessi, gli concedi la giusta
dose di autonomia e credi nelle seconde occasioni.”
Pausa.
Ghigno.
“Anche
nelle seconde, le terze e le quarte, a dire la verità…”
“Grazie
della promozione a pieni voti. Solo che non mi sembra che i risultati siano
stati sempre così confortanti… Se fossi stata più severa avrei avuto di certo
meno problemi, con voi. Mi sa che parli così perché vi ha fatto comodo la mia
scelta!”
“Vero.
Solo che se tu controlli i figli con la paura, quando smetteranno di avere
paura non solo non faranno più quello che vorrai, ma ti si rivolteranno anche
contro. Tu figurati che conosco una persona che chiama la sua mamma la mia madre biologica e ha voluto andare a vivere con suo padre,
dopo la loro separazione. Ti pensi? Come
ci resteresti se un giorno io smettessi di volerti bene? Se tu non sapessi più
nulla di Davide, non lo vedessi più, non sapessi nemmeno dove sta?”
“Ohè,
che incubo! Smettila, ti prego…”
“Ecco,
appunto. I generali validi si fanno seguire dalla truppa, non la dominano con
la violenza. Tu devi avere la fiducia, la stima e l’ammirazione dei tuoi
soldati: se li vessi alla prima occasione ti spodesteranno. Seconde me, il tuo
metodo funziona: guarda me. Mica devi tenermi sotto stretto controllo, adesso. Posso
ancora migliorare – e ci proverò – però non c’è confronto con il me di tre anni
fa. Quindi… A proposito di generali, lo
sai che i Russi durante la seconda guerra mondiale…”
E
qui è partito con un approfondimento storico che mi ha lasciata senza fiato. L’ho
portato a vedere la biblioteca storica di suo nonno Rinaldo, il mio papà: ha già
sequestrato due o tre volumi, seriamente intenzionato a leggerli. In effetti,
per essere uno che si faceva pregare anche per leggere Geronimo Stilton di
strada ne ha fatta…
Forse
davvero riusciremo a cavare qualcosa di buono anche da lui. La pazienza paga, a
quanto sembra.
Quanto
a mio fratello, la ricarica telefonica del mistero è stata correttamente
eseguita. Ci ha messo tre giorni, ma non ho voluto indagare sul perché: a
volte, è meglio non sapere.
Se
ci fossero stati veri problemi, me ne avrebbe parlato.
In
effetti, questo è ormai un risultato acquisito: ogni volta che ha una
difficoltà, si rivolge a me.
Il
che gli permette di sfogarsi, quando serve solo quello, o di superarla, se c’è
questa possibilità.
Mentre
ci prendevamo il caffè, ieri si è abbandonato a un panegirico: mi vede come una
figura solida, capace, una che sa il fatto suo. Una alla quale affidarsi,
insomma.
Giornate
così non ne capitano spesso: confesso di essermi goduta il mio microscopico
attimo di gloria. Oltre al mio caffè, naturalmente.
Scherzi
a parte, la fiducia è un fattore sul quale c’è poco da scherzare. Quella,
unitamente all’inossidabile affetto che ci lega, è un capitale che sta già
iniziando a dare i suoi frutti.
Ascoltandolo
ricordare alcuni aneddoti del passato, mi sono resa conto che i rari momenti a
due che allora sono riuscita a ritagliarmi con lui hanno lasciato un segno
indelebile; così come ho capito che il tempo che passiamo assieme ora
rappresenta un deposito fruttifero per il futuro, quando potrà contare solo su
di me e sulla mia famiglia.
Anche
qui, pazienza. Tanta, pazienza. E capacità di non darsi per vinta nemmeno di
fronte a quelli che, in apparenza, sono vicoli ciechi. In realtà, una via d’uscita
si trova sempre. Basta crederci.
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