Stavolta non regge
Il
nostro matrimonio quasi ventennale ha resistito a innumerevoli procelle. Questa
però è la volta che si sfascia. Prepariamoci: l’anca sbilenca decreterà la fine
della nostra unione.
I
fatti: dopo due anni di scuse traballanti, diagnosi fai da te, millantati
strappi muscolari e incidenti tennistici vari, mi sono imposta. Se quello non
avesse sentito un collega ortopedico – facendo gli esami di rito – se ne
sarebbe potuto andare a vivere in camper. Io, con un testone che impallidisce dopo
cinquanta metri di cammino e insiste a non curarsi a dovere, non ci vivo più.
Ci
son voluti dieci giorni di guerra fredda, ma ci sono riuscita. Si è fatto
visitare.
Risultato:
è a casa, ha soggiaciuto ai consigli del medico (tutti) e ora deve anche
dimagrire. Quando hai problemi alle articolazioni, portarti in giro peso
superfluo è doloroso, oltre che dannoso.
E
qui iniziano i guai: sono cinque anni che dice di dover perdere dieci chili.
Aggiungiamoci un colesterolo che gioca al rialzo e l’età che non aiuta, e il
disastro è servito.
Avete
presente che significhi far dimagrire uno che mangia quello che gli do, ma prendendosene
dosi da cavallo, che mi salta il pranzo per lavorare, per poi arrivare a casa e
ficcare la testa di nascosto in frigorifero? Uno che appena giri l’occhio te lo
ritrovi che mastica pezzi di formaggio di contrabbando, gelati di frodo e
frutta a tonnellate?
Impossibile
controllarlo. Al ristorante ordina fiorentine da oltre un chilo, s’ingozza di pane e
ruba cioccolatini, caramelle, torroncini; persino il vino che tengo in cucina per
sfumare l’arrosto e il risotto non sfuggono alle sue spire.
Almeno
non è razzista: bianco o nero non fa differenza. Quello si scola qualsiasi cosa,
pur di aggirare il proibizionismo imposto dalla dieta dimagrante.
Che
poi io m'infurio: mannaggia, piuttosto che ‘sto mezzo bicchiere di veleno
stappa una bottiglia decente, che almeno bevi qualcosa di degno…
A
quel punto la stappa, ma finisce che ce la scoliamo tutta.
E
sono calorie, mannaggia, calorie a gogò!
Insomma,
se nelle diete la determinazione è tutto, qui non abbiamo nulla in mano. Stamattina,
confinato in casa da dieci giorni di malattia, ha deciso che la dieta s’ha da
fare e si farà. Così mi ha stampato una tonnellata di notizie da un sito medico,
rivelandomi una straordinaria novità: il
regime alimentare messo a punto da me va benissimo.
Basterebbe
darmi retta, invece di eludere la mia sorveglianza e divorare calorie sballate
tanto in quantità quanto in quantità.
Arrabbiatissima,
gli ho detto di farsi prescrivere una dieta personalizzata: magari se glielo
dice un professionista cosa fare l’ascolta…
Niente
da fare. Lui non ne ha bisogno: ne sa abbastanza per fare da sé. Tanto per
cambiare.
Di
fronte a tanta spudoratezza, l’ho investito con l’elenco delle sue relazioni
clandestine con alimenti proibiti vari, condotte alle mie spalle e
approfittando dei miei momenti di distrazione.
Ho
ottenuto solo che m’inseguisse per tutta casa, cercando di afferrarmi stile
polipo, per farmi tacere a suon di baci.
Io
mi arrabbio, lui ride. Io mi preoccupo, lui sorride sereno.
Io
li odio, questi medici. Hanno tutti la sindrome dell’invulnerabilità: e poi
tocca alle loro mogli rimettere assieme i cocci.
Basta. Stavolta sono decisa: o mi dà retta, o metto le
scorte alimentari sotto chiave. Oppure lo mollo. Che forse, tutto considerato,
è la soluzione più sensata.
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