Atmosfere dantesche
Non c’è nulla da fare. La mia famiglia ed io abbiamo due concetti diversi
di come va sfruttato lo spazio.
Secondo i maschi di Casa per Caso, nessuno escluso, cassetti, armadi,
ripiani e scaffali servono a raccogliere rifiuti, scatole vuote, ciarpame di
ogni genere, il tutto mischiato con oggetti di vitale importanza. Che anche
volendo fare da sola, una non può entrare e creare un simpatico effetto napalm:
perché assieme al TIR di roba da buttare, di certo eliminerebbe anche qualcosa
di fondamentale per la sopravvivenza di qualcuno.
I cassetti sono stracolmi di quaderni, appunti e libri risalenti ai tempi
del liceo, mentre la libreria sembra un quadro astratto, per come e di cosa è
stata riempita.
Quanto all’armadio, è infestato da imballaggi di materiale hardware smaltito
già da anni.
Siamo così arrivati ad avere una camera (quella dell’informatico) nella
quale il bucato pulito è conservato in una cassa di plastica, posizionata ai
piedi del letto, insidiata da cumuli di polvere provenienti da sotto la rete
del materasso. Dal termosifone
occhieggiano numerosi calzini, incastrati tra gli elementi; i suddetti calzini
quasi mai sono in coppia: il che spiega come mai in guardaroba ci sia un
sacco pieno zeppo di calzini single.
Meno male che in casa nuova quel selvaggio avrà il riscaldamento a pavimento:
forse sarà la volta che imparerà il corretto utilizzo della cesta della
biancheria sporca.
Comunque sia, le mie attività di risistemazione casa prevedono un’urgente
necessità di spazi alternativi, dove riporre libri, cancelleria, abiti e
coperte fuori stagione, che attualmente si trovano compressi nei minimi spazi
riservati solo alla sottoscritta.
Complice l’imminente trasloco, e un piccolo lavoro di falegnameria a carico
dell’armadio nella camera degli orrori, ho obbligato i ragazzi a iniziare un’opera
di smaltimento rifiuti. E’ già la seconda volta in una settimana che riempio la
Station fino all’orlo di carta, cartone e reperti di archeologia informatica.
Ormai gli operatori dell’ecocentro mi salutano come una vecchia amica, mentre
dai meandri della camera spuntano oggetti scomparsi da anni.
Qualche sera fa, sento un grido di protesta giungere dalla camera della
Miss: “Aiuto! Mi portano in camera tutta la loro roba!”
“Eddai, esagerata! Tutta la roba! Ti ha portato perfino un rosario…”
“Già, un rosario! Cosa me ne doverei fare io di un rosario? Non so nemmeno
come funziona!”
Vestito come un monaco, con un accappatoio rosso di tre misure troppo grande e il
cappuccio calcato sulla zucca, sale le scale il gaglioffo. Ha appena fatto una
doccia.
“Cosaaaa?” tuona “Non sai come funziona il rosario?! Eretica!!! Brucerai
nel sesto cerchio!”
Pare uscito dritto diritto da un film sulla Santa Inquisizione.
Il pazzo si sta leggendo l’Inferno di Dante. Credo che l’impulso in tale
direzione gli sia stato dato da un videogioco: a dimostrare che non tutti i
videogames vengono per nuocere…
Nel frattempo, io cerco di sopravvivere al mio piccolo inferno personale.
Al momento, persino il purgatorio della normale amministrazione della Stamberga
mi apparirebbe come un netto miglioramento.
Vado. Il casino mi attende.
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