Ira funesta
Non
è permesso. Fare così non è proprio permesso: il prof di matematica mi ha detto
che ha detto i voti dell’ultima verifica giovedì, e consegnato gli elaborati
venerdì. Insufficiente, ahimè.
E
io lo vengo a sapere da lui, solo stamattina? Il MERCOLEDI’ successivo?!
Quando
è troppo è troppo: io stavolta il gaglioffo lo stermino. Non merita di vivere,
un cretino del genere…
Insomma,
ragazzi: ero furente sul serio.
A
ciò si aggiunga che stamattina mi ha mandato a un colloquio fantasma - ovvero
con una prof che in realtà aveva lezione, e in classe sua, pure – e che tale
situazione si è verificata anche la settimana scorsa.
Distratto,
casinista, confusionario e pressapochista: un altro po’ e scendo dall’auto
brandendo un’accetta, stile Shining. Specie quando mi accorgo che è l’una e
venti, e il pollo si sta aggirando come un lupo affamato intorno alla casa,
perché non ha nemmeno portato con sè le chiavi.
Raggiungo
il manigoldo, dandogli dell’addormentato, e lo investo con una gragnola di accuse.
Poi gli ingiungo di mostrarmi gli appunti: il prof mi ha detto che li detta lui
personalmente e che i ragazzi sono tenuti a riportarli sul
quaderno.
“Se studiano quelli, sono a posto. E’ tutto così chiaro…”
Devo
controllare se quello scioperato si segna almeno quelli.
Questo
non c’è: ci fa. E per questo dovrà soffrire. Molto.
Assetata
di sangue, mi avvento sulla mia vittima: possibile che ancora ricorra a questi
mezzucci per tenermi buona? E che non faccia nulla, ma proprio nulla per
migliorarsi?!
Insomma:
dopo aver dominato il desiderio di morire in diretta, davanti all’insegnante,
la mission del giorno è ora quella di controllare la mia energia distruttiva,
per evitare di annientare la mia prole sotto gli occhi dei gatti.
Il
giovane tiene coraggiosamente testa alla mia furia vendicatrice, mantenendo
tuttavia una prudente distanza fra noi. E’ consapevole di correre molti rischi,
oggi.
Poiché,
però, sono sempre quella che si attiene alla presunzione d’innocenza (abitudine
che più di qualcuno, nel passato, ha utilizzato contro se stesso) dopo un primo
temporale, ascolto le sue ragioni.
Per
scoprire che: giovedì i voti sono stati detti, ma con il vincolo del silenzio a
casa. La correzione non era completa, il docente si è riservato di cambiare i
voti.
Prova
ne sia che sul libretto scuola-famiglia il voto c’è, ma cancellato con una
riga.
Quanto
alla consegna venerdì, di venerdì non hanno nemmeno matematica: ce l’hanno di
sabato. Giorno nel quale le verifiche lui se le è dimenticate.
Morale:
la consegna è avvenuta ieri mattina. Avendo trascorso l’intero pomeriggio
assieme a Freud (e averlo presentato anche a me), l’accusato ha dimenticato di
riferirmelo. Gli è tornato in mente oggi, andando a scuola in bici: ma che differenza
fa, visto che il colloquio era oggi…?
Infine,
gli appunti. Li ho letti. Se quelli sono chiari, io sono Sharon Stone. E, difatti,
i ragazzi affermano (in blocco) di non capire una omissis delle spiegazioni dell’insegnante… Il quale, ad avvalorare la tesi di Matteo secondo la quale quello non ha molto ben presente di che parla, mi ha parlato di un'interrogazione andata male, dove invece eravamo tra il cinque e il sei.
"Un altro piccolo passo e ci sei!" era stato il suo commento, a caldo. E ora mi dice che era completamente negativa...?
Ora: mio figlio sarà stordito, ma anche il professore è distratto forte.
Conclusioni:
c’è da lavorare, e molto, per arrampicarci all’agognata sufficienza. Almeno,
però, non ho a che fare con un delinquente in erba. Non più, almeno: i comportamenti dell'anno scorso sono definitivamente archiviati, a quando pare.
E
non è sollievo da poco, credetemi…
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