Mettetemi in sicurezza
Ovvero: facciamoci riconoscere, seconda puntata.
Gente,
sto aspettando il perito dell’assicurazione. In queste settimane di delirio, ho superato me
stessa quanto a disastri annunciati: ormai mi conosco, ahimè. Quando ho la
testa presa da mille rogne dormo poco e divento pericolosa.
Una
malaugurata sera decido di cucinare tre polli alla griglia: li chiudo col
coperchio, tipo fornetto, regolo il fuoco al minimo e me ne torno in cucina, in
varie faccende affaccendata. Ogni tanto getto un occhio alla griglia, che pare
comportarsi bene come al solito: in fondo, si tratta di un’operazione compiuta
cento volte…
D’improvviso,
vedo levarsi un fumo nero che nulla lascia presagire di buono: corro dai miei
polli e scopro che il grasso ha preso fuoco. Per domare la fiamma che si sta
divorando metà del mio barbecue è necessario l’intervento di Jurassico, che
doma le fiamme in pochi secondi.
Bilancio
dell’incidente: i pennuti ridotti a tre
carbonchi, uno degli ugelli irrimediabilmente rovinato, l’intera griglia
affumicata di nero che per ripulirla mi dovrò procacciare qualche diavoleria a
base di acido muriatico. Chissà che combini un guaio anche con quello.
Il
marito (che ha i suoi focosi trascorsi, e dunque tende a glissare quando mi
esibisco come piromane) mantiene la calma e la prende con filosofia.
Denunciare
l’accaduto all’assicuratore mi è fonte di grave imbarazzo: ormai, quelli della
locale agenzia sono così abituati a me e ai miei incidenti da dare il mio
numero di telefono ai periti persino quando a fare gli incidenti è la mia mamma.
Successo.
Ieri
sera: mi chiamano per un sinistro occorso all’auto l’altro ieri; per una
frazione di secondo rimango lì a pensarci. Non
è che ho fatto l’ennesimo danno e non me ne ricordo…?
E
sempre a proposito di danni, sentite questa: dopo otto mesi di inattività, lo
scafo del camper aveva urgente bisogno di una risistemata. Quando l’abbiamo
spostato, cortine di ragnatele si sono staccate dalle fiancate. Mi è caduto
persino in testa un ragno, morto disseccato nell’inutile attesa di una preda:
una pena, vi dico. Una pena.
Jurassico
e io partiamo in corteo, diretti in carrozzeria: lui davanti, alla guida del transatlantico,
io dietro, al volante dello squalo.
Giunti
a destinazione, Jurassico parcheggia il camper e mi fa cenno di superarlo, per parcheggiare
la macchina più avanti.
Mi
accorgo che lo spazio è un po’ strettino: manovro con precauzione, attenta a
non rifarmi la fiancata sinistra sull’auto parcheggiata alla mia sinistra.
Mentre procedo sicura, sento un botto a destra, seguito da un barrito
disperato.
Mi
volto, e vedo Jurassico con gli occhi fuori dalla testa e le mani tra i
capelli: non ho calcolato lo specchietto, accidentaccio a me!
Passando,
liscia come un cacciatorpediniere, ho divelto l’angolo del paraurti del camper,
che ha rigato tutta la portiera nel rinculo; sulla sorte dello specchietto (di
quelli ultraelettronici, costosi come l’oro) stendiamo un velo pietoso.
Se
calcoliamo che, in preda a un mal di testa folle, l’altro l’avevo distrutto poche
settimane prima sul montante del garage, si comprende come mio marito si sia
rivolto direttamente a un avvocato divorzista.
Schiantati
due mezzi di trasporto in un sol colpo, sotto i suoi occhi, nel cortile di una
carrozzeria: non ci si crede. E soprattutto non ci crederebbero quelli dell’assicurazione,
che di certo non copriranno i danni da me provocati sul camper… Manco provarci,
a fare la denuncia, stavolta: l’unica denuncia che partirà sarà quella di mio
marito. Il quale, avendo rischiato di fare l’infartaccio, mi accuserà di
tentato omicidio e disastro colposo. E meno male che è un uomo che controlla i
suoi istinti: un altro mi avrebbe ammazzata.
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