Come sentirsi proprio da buttare
Mpc
ha finito i sacchetti per la plastica: la nostra è una famiglia oversize; per
questo paga un canone superiore, ma non per questo viene rifornita con
materiale sufficiente alle sue non comuni esigenze.
Regola
vuole che non si possano usare gli appositi sacchi per la raccolta
differenziata, reperibili in qualsiasi supermercato: no, vogliono i loro. E te
li vendono solo nei loro uffici, aperti poche ore al giorno, nei giorni che
fanno comodo a loro. Una cosa praticissima, non c’è che dire.
Poiché,
se non usi il materiale loro, l’asporto non te lo fanno (anche se tu la tariffa
la paghi. Eccome, se la paghi) la sottoscritta beve all’amaro calice e si
assoggetta alla trafila.
Peccato
che io sia l’ottava, e che i sette personaggi che mi precedono abbiano tutti
degli inquietanti fasci di carte sottobraccio. L’orario di chiusura è alle sei,
ma temo che alle sette sarò ancora qui…
Mentre
aspetto, rispondo a un paio di mail; come sempre, in coda si simpatizza,
raccontandosi i motivi che ci spingono, sul finir del giorno, in un simile
girone dantesco.
Saputo
che devo solo ritirare i sacchetti, una signora mi sollecita ad andare ad
avvisare dentro l’ufficio: pare che quelli nella mia situazione non debbano sorbirsi tutta la fila.
Soluzione
oltremodo intelligente, in effetti: in tutto, sarà un affare di due minuti al
massimo.
Timidamente,
mi faccio avanti; udita la mia istanza, una signorina mi dice: “Ora stiamo
facendo pratiche!”
“Ahem.
Mi dicevano che per i sacchetti…”
“Sì,
sì, di norma alterniamo: facciamo prima un po’ di pratiche, poi di sacchetti,
e così via. Ora vediamo…”
Mi
siedo di nuovo, in paziente attesa. I presenti mi confortano: “Signora, stia
tranquilla: c’è solo lei. Vedrà che tra dieci minuti è fuori!”
Tutti
solidali: anche se alcuni di loro sono entrati prima di me non se la sentono di
infliggermi un’ora di coda, per non perdere due minuti.
Esce
il collega delle signorina di cui sopra: “Quante sono le pratiche?”
Si
alzano sette mani.
“Quanti
i sacchetti?”
Si
alza solo la mano mia. Mi pare di essere tornata alle elementari, mannaggia.
Tutti
mi guardano sorridendo, un paio fanno addirittura un passo indietro per farmi
passare… quando l’impiegato, valutata la situazione, decide: “Mi dispiace,
signora. Lei deve aspettare. La prossima pratica?”
La maggioranza vince,
deve aver pensato il volpone.
Quello
che ho pensato io è irripetibile, invece. Siamo scoppiati tutti in una risata
incredula, e così ho perso un’altra mezz’ora buona. Per fortuna, c’è stata una
defezione: altrimenti, non sarei uscita prima delle sette e mezzo.
Una
volta guadagnato l’agognato posto all’interno dell’ufficio, ho chiesto il
perché della discriminazione dei sacchetti: perché così chi asporta sa che
siamo utenti registrati.
“Ma
se passano quattro volte a settimana! Certo che siamo iscritti, come tutti: si
vedono anche i vostri bidoni dal cancello…”
“Potrebbero
essere sacchetti lasciati lì da altri. Queste sono le nostre regole!”
Fantastico.
E dopo si sorprendono che la gente ce l’abbia a morte con i servizi pubblici…
Ce la mettono tutta, per farti saltare la mosca al naso!
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