Tutto storto
La
vita davvero a volte è tutta in salita.
Cento
fronti sono aperti: per uno che si chiude al meglio, altri dieci si riattivano,
più incalzanti che mai. Alcuni spiragli di luce fendono il buio, in altri casi
l’orizzonte si chiude, come dietro la grata di una prigione.
Vedi
persone attorno a te – persone amatissime – che non trovano più l’energia
necessaria per affrontare l’ennesima prova, altre completamente inadeguate al
loro compito, che danneggiano – senza volerlo – le incolpevoli creature
affidate alle loro cure.
Invochi
la pace, almeno per quelli ai quali vuoi tanto bene: inutilmente, purtroppo. E
devi trovare le parole per non farli sentire soli. Almeno.
A
volte vorresti combattere una guerra, ma capisci che non ne hai il tempo né
modo: così l’attesa, per quanto dolorosa, è l’unica scelta possibile. Ed è l’unico
comportamento che puoi suggerire anche agli altri.
Peccato
che per rimanere fermi, senza cadere in ginocchio, ci voglia più forza che a
muoversi. Anche perché, muovendosi, uno lo farebbe per fuggire pur non avendo
un rifugio nel quale riparare.
E che dire di quando cediamo alla tentazione di voltarci e metterci a correre? Per trovare un muro ad attenderci e scoprire che è meglio invertire la marcia di nuovo?
Ammettere di aver sbagliato, fare ammenda e rimettersi in pista un'altra volta: ci vuole fegato. Ne vale la pena, però: nella mia esperienza, le persone rialzatesi dopo una caduta sono quelle che hanno raggiunto i risultati migliori.
Il vero problema è farlo capire a chi si è messo in una posizione di stallo.
Non resta che raccogliere
le forze e resistere: con un barlume di fiducia nel futuro, se possibile. Se
non altro, per dare un senso a tutta questa immane fatica che la vita c'impone.
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