Incubi cartacei
Ragazzi, ogni giorno ce n'è una.
Mio marito, giovedì scorso, ha ricevuto la solita contestazione
dall’Agenzia delle Entrate: i suoi tre figli e mezzo messi in detrazione
mandano regolarmente in corto il sistema. Peccato che, stavolta, l’individuo abbia
messo le zampacce sulla lettera prima di me.
“Certo
che ho conservato la busta!”
“Dov’è?”
“L’ho
messa sul tavolo della cucina oppure sul caminetto. Se poi qualcuno l’ha buttata
non è colpa mia!!!”
No. Certo che no, penso
io.
Evito
di scendere in polemica e mi avvio alla raccolta carta: io riciclo tutto,
persino la parte alta delle bustine del the. Di certo la busta è lì.
Peccato
che oggi sia giorno di raccolta: ancora avviluppata nella mia vestaglietta
estiva (una cosetta semitrasparente e molto, molto corta) sgattaiolo fuori dal
cancello, per recuperare il bidone e perquisirlo prima dell’arrivo del camion
della monnezza.
Sfiga
vuole che, proprio in quel mentre, il mio dirimpettaio stia uscendo: per
fortuna, non gira la testa verso di me. Essendo un ottuagenario, è un mio fan
accanitissimo: il mio fascino va forte, dopo i settanta. Dio non voglia che mi
ritrovi anche il nonnino sulla coscienza, infartuato per sovraesposizione
mattutina alle mie (dis)grazie.
Rovesciato
il contenuto dell’intero bidone a terra, trascorro la mezz’ora successiva a
rovistare tra le cartacce. Trovo buste di ogni genere, ordine e grado: ma
quella, no. Nemmeno l’ombra.
Mi
accanisco a cercarla anche sotto il contenitore dove facciamo una pre-raccolta,
in garage, mi avventuro nella pila di conti da pagare, quelli già pagati e
quelli che non pagheremo. Abbonamenti a riviste da non rinnovare, NON rivolta
fiscale padana: giusto per chiarire.
Dopo
un’ora di inutili ricerche, non ho trovato lo straccio di una prova a nostro
discarico: la data della lettera è il 19 aprile, e il consorte ha tempo un mese
dalla ricezione per farsi vivo. Faccio
notare che è il 15 maggio: sulla busta perduta ci sarebbe il timbro provante la
suddetta, tardiva ricezione.
Mi
sta prendendo il panico: nella concitazione delle mie sempre più arruffate
ricerche, ricevo tre telefonate, ne faccio due, perdo gli occhiali, li cerco
inutilmente (trovando al loro posto un paio di calzini usati, abbandonati sul
pavimento del salotto, una cosa che avevo perso e una che non sapevo di avere
perso), poi li ritrovo, eseguo una ricarica e un bonifico, scrivo tre mail
sempre per conto di mio marito (una, disperata, al commercialisa), sollecito un
credito che non mi sbilanciano da sei mesi (ho finito sia la pazienza che i soldi:
se non mi rendono il mio, li ho minacciati di arrivare con un fucile a pompa a
sottolineare con maggior forza la mia richiesta…), mentre continuo nell’assurda
ricerca della busta scomparsa.
I
miei ripetuti tentativi di entrare in contatto telefonico con i funzionari dell’agenzia
falliscono miseramente, affossati dalla trombetta della linea occupata. Secondo
me, disattivano i telefoni: non è possibile che la linea sia SEMPRE occupata,
quale che sia il numero che componi.
Alla
fine, mi arrendo: confido nella comprensione dei funzionari locali. Spero non
mi pignorino la casa, almeno per questa volta.
Dovesse
capitare, sarete i primi a saperlo. Intanto, vado a preparare il pranzo al
gaglioffo. Chissà che almeno quello mi riesca.
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