Delitto e castigo
“Ragazziiiiii!”
“Eeeeeeh?”
“Siiiiiii?”
“Aaaahhh?”
“Che
c’èèèèèè????”
“Venite
giù!”
“Perché?”
“Mhm…
Perché?”
“Perché???”
“Perché?!”
“VENITE
GIU’!!!”
Pausa,
seguita da rumore di zoccoli al galoppo. Il gruppo di belve, rovesciatosi giù dalle scale, fa il suo ingresso
in cucina, con espressioni che vanno dal seccato all’interrogativo. Di solito,
le riunioni plenarie, convocate d’urgenza e senza preavviso, sono foriere di
tempesta.
“WOW!!!”
“Mmmmmmmmmm…”
“Oooooohhhhh…”
“Mhhhhhhmhmhm…”
Ieri
c’era il mercatino dei prodotti regionali, in piazza.
Di conseguenza, sul
tavolo della cucina campeggiavano una decina di cannoli siciliani, DOC almeno
quanto mio suocero. Vi risparmio di dettagli della scena cruenta che ne è seguita.
Nel
frattempo, mio marito e io, già coppia mista, operavamo un’integrazione interregionale
perfetta: pane al kamut e prosecco, di produzione locale, accompagnati da
finocchiona e pecorino toscano, intervallati da vari tipi di olive siciliane.
Per finire, mezzo cannolo ciascuno.
Bissando, però.
“Vedi,
tesoro?” mi dice con aria ispirata (e la bocca piena) l’adorato Jurassico: “Qui
sono rappresentate tutte le regioni che hanno visto i momenti migliori della
nostra storia d’amore…”
“E’
vero, amore mio, come sei romantico!” esclamo sognante io, togliendomi uno
sbaffo di crema dalla faccia e versandomi un altro calice di bianco.
Gli
innamorati di Peynet. Poetici, addirittura.
Seimila
calorie, avremo ingurgitato. E il bello è che avevamo fatto quasi dieci
chilometri a piedi per smaltire un po’ di ciccia, prima di passare per il
centro…
Cosa
che il marito ha provato a farmi notare, quando ho accusato i primi sensi di
colpa, dopo aver sterminato con lui il secondo cannolo. Avevano le dimensioni
di un obice, mannaggia.
“Già.
Dovremmo ripartire, adesso, però!”
“Ci
sto. Andiamo?”
“Andiamo!”
Altri
sei chilometri. A passo di marcia. Le mie gambe chiedono ancora pietà…
Ma
ne è valsa la pena. Nulla è gratificante quanto peccare (di gola) in due.
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