Fraintendimenti

Scarico la lavastoviglie, con l’ausilio (coatto) di un recalcitrante gaglioffo. Riponendo una spatola, mi accorgo che l’altra è crivellata di macchie di sugo: nonostante le quali è stata ordinatamente archiviata nel cassetto di sua pertinenza.
Con disappunto, rimprovero il responsabile: “Quando una cosa viene male, bisogna ripassarla!”
Sgomento, l’individuo mi fissa, con gli occhi sbarrati: “Ma perché? Mica ho ancora preso quattro, in matematica!”
Notare l'ancora, prego. Mi sa che dovremo lavorare molto sull'autostima, nell'immediato futuro: ammesso e non concesso che sul resto ci lavori lui. 
Piuttosto stravolta, gli domando: “E che c’entra, adesso, la matematica? Cos’hai, un’ossessione?!”
“Mi dici che se vado male devo ripassare…” mi ribatte, incerto.
“Ma cos’hai capito! Ripassare le stoviglie sotto l’acqua! Guarda che schifo di roba avevi messo via…”
Il sollievo è palapabile: “Ahhhhh… Meno male! Mi avevi spaventato…”
Siamo alla paranoia, ormai. Quasi quasi non vedo l’ora che faccia il primo compito, così almeno so di che morte dovremo morire…
O forse no. Questa settimana, di guai ce ne sono fin troppi.

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