Mattinate da dimenticare
Vi capita mai di alzarvi e dopo meno di mezz’ora decidere che sarebbe stato meglio non farlo?
Ecco, per me stamattina è una di quelle.
Tutto è iniziato con il pattume da smaltire, che si ammassa a dismisura, ma sembra io sia l’unica a notarlo, per continuare col maramaldo, intercettato mentre vagava per casa, all’inutile ricerca delle sue chiavi. Gli ho allungato la sua merenda, non senza averlo pesantemente minacciato: “Giovanotto, te lo dico ora, che non mi prudono più le mani: un’altra partaccia come quella di ieri sera, e ti arriva un manrovescio che ti faccio volare! Finisci diretto in reparto da tuo padre, attraverso la finestra!”
“Sì, sì, mamma. Hai ragione. Non so, sono molto nervoso… sarà la tempesta ormonale!”
“Tempesta ormonale o no, a me tu non ordini di andarti a prendere la bici dal meccanico. Te la vai a ritirare tu, e senza fare storie. Altrimenti, mi invento tali e tante ritorsioni ai tuoi danni, che non te le riesci nemmeno a immaginare! Non ho intenzione di farmi rovinare la vita da adolescenti nevrastenici, esigo sia chiaro.”
“Ihihihih. E’ la quarta che ti passi, eh, mami…”
“Già. Sono donna di consumata esperienza. Ergo, dico anche a te quello che dissi, a suo tempo, a ciascuno dei tuoi fratelli: il tuo cattivo umore non è affar mio!!!”
“Capito il messaggio. Vado a scuola, sennò faccio tardi..”
Il giovanotto, capita la malaparata, fugge a gambe levate: anzi, a ruote levate, potendo di nuovo contare sul suo velocipede.
Nel frattempo, incauta, mi avventuro nella sua camera: meno male che non è più sottomano. Stavolta lo facevo nero sul serio. Ci saranno dieci chili di bucato da lavare, ammonticchiati dovunque: abiti sporchi sul letto, tute spaiate sparse in giro, calzini putrescenti abbandonati a terra oppure raggrumati sulla sedia sotto la scrivania. Come un segugio, mi faccio guidare dall’olfatto: raccatto ogni cosa e partono le due prime lavatrici della giornata. Assieme a una salva di maledizioni all’indirizzo dell’assente, che quando si presenta mi sente.
Come se non bastasse, la sua borsa da tennis giace devastata sul pavimento, a ingombrare il passo, e a puzzare in modo inverecondo. Pure quella. Deve averci lasciato dentro qualcosa di bagnato: pare un cadavere, non una sacca. Provvedo a disinfestarla, decisa a porre definitivo rimedio a questa devastazione: se lo rifà, gli rovino la reputazione con gli amici. Da ieri ha la webcam: sono in grado di farla diventare un’arma di distruzione di massa. Dove con massa s’intende la pletora di adolescenti con i quali si relaziona, anche via web: quello è peggio di un qaedista. Ha basi ovunque.
Dopo questo simpatico tour cameretta (!) lavanderia, vado in stireria. Dove mi attendono altre sorprese. Dorothy è maligna. Secondo me, mi vuole male: quando stira, si dedica al mimetismo, celando abilmente le mie cose sotto, in mezzo, dietro a quelle di tutti gli altri. Una canottiera, che cercavo da giorni, è piallata sotto una pila di jeans di Matteo, mentre i miei slip neri sono alternati ai calzini di mio marito. Le camicie impiccate alle grucce misura baby fanno il resto: sto sviluppando una mania di persecuzione. Ce l’hanno tutti con me, un questa casa? Anche Elastigirl, che si liscia i capelli con la piastra, fregandomi l’unico riduttore della cucina, e dimenticandoselo in camera. Nonostante l’avessi diffidata dal farlo. Parlo parlo parlo, e il mio microcosmo non mi ascolta.
A parte lo sciopero generale, che travolgerebbe l’incolpevole Jurassico, già in ospedale da prima delle otto, quali artifizi potrei escogitare, per farmi notare di più? Non ditemi di lasciare le cose come stanno. L’unica che non sopporta il casino, qui dentro, sono io: ci vuole qualcosa di più subdolo. Se qualcuno ha un'idea, batta un colpo.
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